RIASSUNTO: Le strutture ipogee di approvvigionamento idrico, cave, sistemi di difesa, miniere, sepolture, magazzini, vie di fuga o altre aree sotterranee, possono essere totalmente o parzialmente allagate sia per loro natura intrinseca, sia per modificazioni del contesto che ne hanno mutato, nel corso del tempo, struttura e funzione originaria precludendo l’accesso.
L’esplorazione, documentazione, monitoraggio e classificazione di strutture sommerse richiede necessariamente il supporto di subacquei per reperire informazioni diversamente non accessibili. È per questo che dopo una prima immersione esplorativa è fondamentale portare fuori dall’acqua dati e immagini, anche se la cattiva visibilità impedisce molto spesso la realizzazione di foto e filmati “accettabili”.
Considerato che, nella maggior parte dei casi, le strutture artificiali sommerse hanno perso la loro funzione pri- maria e la condizione di allagamento è dovuta ad abbandono con conseguente rischio di degrado strutturale e ambientale, è bene che le competenze subacquee siano di carattere specialistico.
Un’immersione in questi ambienti, oltre a difficoltà di carattere tecnico, può presentare infatti elevati rischi biologici. Questi sono i principali motivi per i quali, nonostante le scarse profondità, la progressione subacquea in cavità artificiali richiede sempre estrema attenzione, esperienza specifica di immersioni in ambienti chiusi e talvolta l’utilizzo di complesse attrezzature per la protezione dello speleo subacqueo, l’impiego delle quali non sempre è compatibile con le condizioni logistiche ed ambientali del luogo. Non ci si deve quindi far condizionare dalla bassa profondità dell’acqua e dalla apparente banalità di immersioni in ambienti di dimensioni contenute.
Per uno speleo subacqueo queste esplorazioni, dal punto di vista tecnico, sono molto meno impegnative di una immersione in grotta, ma potrebbero nascondere una serie di insidie non usuali per chi è abituato ad immergersi esclusivamente in cavità naturali. Il contributo è finalizzato ad analizzare le problematiche più frequenti nelle esplorazioni speleo subacquee in cavità artificiali e a fornire elementi esperienziali ed informazioni su strumenti tecnici, procedure e precauzioni da adottare.
AUTORI:
MARIO MAZZOLI (General Manager A.S.S.O., Hypogea Ricerca e Valorizzazione Cavità Artificiali, Scuola Nazionale Speleologia Subacquea Società Speleologica Italiana, Commissione Nazionale Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana)
CARLA GALEAZZI (Egeria Centro Ricerche Sotterranee, Commissione Nazionale Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana)
MARCO VITELLI (Presidente A.S.S.O., Hypogea Ricerca e Valorizzazione Cavità Artificiali, Scuola Nazionale Speleologia Subacquea Società Speleologica Italiana, Commissione Nazionale Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana)
MARIO MAZZOLI (General Manager A.S.S.O., Hypogea Ricerca e Valorizzazione Cavità Artificiali, Scuola Nazionale Speleologia Subacquea Società Speleologica Italiana, Commissione Nazionale Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana)
CARLA GALEAZZI (Egeria Centro Ricerche Sotterranee, Commissione Nazionale Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana)
MARCO VITELLI (Presidente A.S.S.O., Hypogea Ricerca e Valorizzazione Cavità Artificiali, Scuola Nazionale Speleologia Subacquea Società Speleologica Italiana, Commissione Nazionale Cavità Artificiali della Società Speleologica Italiana)
Estratto dagli Atti del convegno nazionale sulle Cavità di origine antropica,
modalità d’indagine,
aspetti di catalogazione,
analisi della pericolosità,
monitoraggio e valorizzazione. A cura di S.I.G.E.A. (Società Italiana di Geologia Ambientale)
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