
Il 22 marzo alla Camera dei Deputati si è svolto un convegno il cui tema era la legge sull'archeologia subacquea (se ne veda il resoconto seguente). I Lettori che hanno seguito la spinosa questione sugli ultimi numeri de L'archeologo subacqueo, potranno condividere che questo dibattito, anche a leggerlo con i massimi disincanto e scetticismo, è un fatto positivo. Positivo che si sia deciso di tenerlo e che le varie parti, anche se con delle differenze, abbiano potuto portare il proprio contributo. Volendo essere pignoli, non si può tuttavia non notare come il titolo stesso del convegno (La sicurezza nelle attività subacquee: figlia di un dio minore?) denunci una certa verve polemica nel parafrasare un nostro editoriale profondamente critico sulla legge stessa (vd. L'archeologo subacqueo, 43, 2009); sembra dunque legittimo dedurne che il convegno stesso abbia avuto come reale impulso le nostre osservazioni. Potremmo anche compiacercene (forse non siamo una vox clamans in deserto), ma restiamo invece attoniti per il fatto che - in assenza della nostra reazione - la legge avrebbe fatto il suo corso ignorando perfettamente l'archeologia e le altre discipline scientifiche che prevedono l'immersione subacquea e facendole cadere nel tritacarne delle norme per i sommozzatori industriali. Comunque, l'incontro si è tenuto. Ora si deve entrare nel merito, chiedendosi che risultati concreti da esso scaturiranno. Verranno recepite le richieste degli archeologi? Intanto, si può notare come tra le varie posizioni ci siano alcune leggere divergenze. Alcune posizioni sono condivisibili, altre no: ad esempio, se si chiede di inserire....... CONTINUA A LEGGERE L'ARTICOLO