Sul numero di giugno 2013 della rivista della GUARDIA COSTIERA è stato pubblicato un articolo di Mario Mazzoli, General Manager della A.S.S.O., sulle esplorazioni speleosubacquee in grotta e in mare.
"Un gommone si avvicina alla falesia
calcarea, occupato da subacquei
carichi di attrezzature.
Da un secondo natante, attraccato
sotto costa, altri sub
stanno calando in acqua una specie di siluri
e delle telecamere. Ma cosa ci fanno dei subacquei
così bardati in una zona dove il fondale
è meno di sette metri? Stanno
esplorando una sorgente che si apre sulla parete
di roccia, a pochi metri di profondità ma
che prosegue all’interno del massiccio montuoso
sovrastante il Golfo di Orosei per più
di due chilometri.
Veicoli subacquei, respiratori a circuito
chiuso, fari, filo di Arianna .. sono speleo subacquei.
Quando si pensa ad uno speleo subacqueo
lo si vede nel fondo di una grotta,
sporco di fango, attorniato dai colleghi speleologi
che dopo avergli trasportato le attrezzature
lo aiutano a rimontarle e a vestirsi
sul bordo del sifone che impedisce alla spedizione
di proseguire l’esplorazione della
grotta che, a quel punto, può essere profanata
solo grazie ad un subacqueo con la
mentalità dello speleologo. Tutto vero, ma
qui siamo in mare e quindi procediamo con
ordine. La maggior parte delle rocce ha pori
e fratture che non sono percorribili. Le
grotte sono invece delle cavità che possono
essere percorse dall'uomo e che possono snodarsi
nel sottosuolo anche per decine e centinaia
di chilometri oltre a raggiungere
profondità vicine ai duemila ........ CONTINUA A LEGGERE L'ARTICOLO QUI
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