Inaugurata al Salone degli Incanti la mostra incentrata sull’archeologia subacquea. La curatrice Auriemma sottolinea il «contributo corale della comunità scientifica»
di Giulia Basso
TRIESTE. La metamorfosi è avvenuta e il Salone degli Incanti, grazie all’allestimento dell’architetto Giovanni Panizon, si è trasformato in un grande fondale marino, per raccontare al pubblico attraverso mille reperti la storia del mare Adriatico dall’antichità ai nostri giorni. È stata inaugurata ieri la mostra “Nel mare dell’intimità”, che per la prima volta con un’esposizione di duemila metri quadrati narra al pubblico, con gli occhi dell’archeologia subacquea, le tante vicende di uomini e merci che si sono giocate su questo mare e lungo le sue coste, in un’ideale e diacronica veleggiata attraverso i secoli e i paesaggi costieri in continua evoluzione.
«Abbiamo tentato di raccontare in questa mostra le mille e una notte dell’Adriatico – spiega la curatrice Rita Auriemma –, quel rosario di racconti e storie custodito nei secoli nelle profondità del nostro mare. Dietro questa esposizione c’è un afflato comune, non a caso per titolarla abbiamo usato la poetica espressione del compianto Predrag Matvejevic: se gli oceani sono i mari delle distanze e il Mediterraneo è il mare della vicinanza, l’Adriatico è addirittura il mare dell’intimità.
E Trieste, che è nell’intimo seno dell’Adriatico, si prestava a raccogliere questi racconti e a ricantarli assieme. Grazie al contributo generosissimo e corale di una comunità scientifica che a volte lavora prima e meglio della comunità politica questo patrimonio sommerso ..... CONTINUA A LEGGERE SU IL PICCOLO DI TRIESTE
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