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 A.S.S.O. è una organizzazione no profit operante da 35 anni. Si occupa di ricerca scientifica, individuazione, studio e valorizzazione di beni culturali e naturalistici sommersi, sotterranei ed emersi; della diffusione della cultura sul patrimonio naturale ed archeologico mediante ricerche e attività operative condotte con Università, Soprintendenze, Istituti di ricerca, Centri Culturali nazionali ed esteri attraverso progetti, convegni, scavi, rilevamenti, congressi, mostre, collaborazioni esterne, filmati, seminari, realizzazioni multimediali, pubblicazioni. Sviluppa, in proprio ed in partnership con soggetti nazionali ed esteri, progetti nazionali ed internazionali di ricerca scientifica e di crescita socioeconomica. A.S.S.O., direttamente o attraverso i suoi soci, è rappresentata e accreditata presso numerose realtà del mondo istituzionale, scientifico, tecnico ed archeologico. Opera anche come consulente di diversi Comuni italiani, Università, Soprintendenze, CNR e Parchi Archeologici per ricerche e prospezioni presso ambienti archeologici sotterranei o archeologiche subacquee, per riprese aeree ed elaborazioni topografiche di prossimità e oltre che per progetti di valorizzazione di ipogei, aree sommerse, zone archeologiche e beni culturali o naturalistici.

mercoledì 8 gennaio 2020

Il ROV nelle esplorazioni in grotta: Il primo esperimento italiano di un tecnico ricercatore dell’UniBA con il Gruppo Speleologico Vespertilio (da SCINTILENA.COM)

“Trovare una tecnologia che possa mostrare le meraviglie sommerse nei luoghi più bui e meno accessibili anche agli speleosubacquei, senza togliere loro il gusto di continuare a bagnarsi la muta”. Il tecnico biologo marino e speleosub Marco D’Onghia, racconta nel dettaglio, a Scintilena, il primo esperimento italiano sull’uso della tecnologia R.O.V nell’esplorazione di grotte sommerse.


Com’è venuta l’idea della sperimentazione? 
L’ idea della sperimentazione ha preso forma quando la mia esperienza di tecnico e pilota ROV si è sommata all’incontro con grandi maestri italiani di speleosubacquea. Il direttore della scuola Nazionale di speleosubacquea, Leo Fancello, durante le sue lezioni usa spesso l’espressione “cartografi del buio” per definire noi speleologi e speleosubacquei, proprio per rimarcare il fatto che la nostra attività non deve essere mai fine a sé stessa ma deve avere come scopo quella di documentare, di lasciare una traccia che possa essere studiata, seguita e arricchita dai posteri. Ricordo anche però le parole del mio amico grande maestro speleosubacqueo Raffaele Onorato che diceva che “tra noi e un sub l’unica cosa in comune e che respiriamo entrambi dall’erogatore”, proprio perché ancor più che i sub di acque libere, gli speleosub raggiungono i luoghi più remoti della Terra, luoghi che solo loro potranno, con particolari tecniche e abilità, esplorare e documentare, dunque quello di arricchire il “database” della ricerca speleologica subacquea, diventa quasi un imperativo morale. Così con il tempo ho iniziato a pensar a come sarebbe stato possibile integrare il lavoro di uno speleosub con un mezzo tecnologicamente avanzato ..... CONTINUA A LEGGERE SU SCINTILENA.COM

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