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 A.S.S.O. è una organizzazione no profit operante da 35 anni. Si occupa di ricerca scientifica, individuazione, studio e valorizzazione di beni culturali e naturalistici sommersi, sotterranei ed emersi; della diffusione della cultura sul patrimonio naturale ed archeologico mediante ricerche e attività operative condotte con Università, Soprintendenze, Istituti di ricerca, Centri Culturali nazionali ed esteri attraverso progetti, convegni, scavi, rilevamenti, congressi, mostre, collaborazioni esterne, filmati, seminari, realizzazioni multimediali, pubblicazioni. Sviluppa, in proprio ed in partnership con soggetti nazionali ed esteri, progetti nazionali ed internazionali di ricerca scientifica e di crescita socioeconomica. A.S.S.O., direttamente o attraverso i suoi soci, è rappresentata e accreditata presso numerose realtà del mondo istituzionale, scientifico, tecnico ed archeologico. Opera anche come consulente di diversi Comuni italiani, Università, Soprintendenze, CNR e Parchi Archeologici per ricerche e prospezioni presso ambienti archeologici sotterranei o archeologiche subacquee, per riprese aeree ed elaborazioni topografiche di prossimità e oltre che per progetti di valorizzazione di ipogei, aree sommerse, zone archeologiche e beni culturali o naturalistici.

venerdì 26 marzo 2021

Mondi sommersi e sotterranei (2): La speleologia, Là dove la terra si spacca.... e la Grotta delle anfore, Sos Sirios (rubrica de "Il nuovo corriere di Roma e del Lazio")

Là .. dove la terra si spacca… (Mario Mazzoli - A.S.S.O.

Il termine speleologia deriva da due parole greche, spelaiwn e logos,che si riferiscono alla scienza delle grotte. Nel tempo, il termine si è però esteso a comprendere ogni azione fatta volontariamente dall’uomo all’interno di una grotta e ha quindi inglobato aspetti scientifici, avventurosi e sportivi. Di fatto quindi la speleologia raccoglie molteplici contributi dalle diverse discipline e, a sua volta, a queste apporta dati sempre più nuovi e completi. Un aspetto della materia si riferisce alla sua valenza esplorativa e quindi a: sicurezza, progressione, attrezzature, allenamento. La prospettiva scientifica pura o applicata, invece, riguarda: geologia, idrogeologia, archeologia, biologia, ingegneria, paleontologia, medicina, mineralogia e diverse altre discipline. Conta molto anche la sfera documentaristica supportata da rilievi topografici, documentazione video e foto, formazione, biblioteche e catasti specializzati. Non da trascurare sono poi gli aspetti di carattere sociale che, passando per la divulgazione presso le scuole, si estendono al turismo speleologico e alle grotte turistiche ma, soprattutto, al contributo che la speleologia può portare alla pianificazione e gestione territoriale e alla conoscenza e tutela dell’oro di questi anni: l’acqua. 

A supporto della materia, nei primi anni del secolo scorso, si organizzarono le prime società speleologiche nazionali al fine di migliorare la cooperazione tra i differenti gruppi speleologici della stessa nazione. La Società Speleologica Italiana, fondata in Bologna nel 1903, raccoglie la grande maggioranza dei gruppi speleologici italiani ed è quindi associazione di riferimento che, tra i diversi programmi, ha varato molti anni fa importanti progetti di comunicazione e sensibilizzazione come L’acqua che berremo e Puliamo il buio. Il secondo punta a contrastare l’utilizzo di ipogei naturali e artificiali come discariche abusive, per contenere i danni provocati all’ambiente sotterraneo e alle risorse idriche profonde mentre il primo punta a prevenire le conseguenze di opere e azioni, anche quotidiane, con impatto negativo sugli acquiferi carsici. E’ infatti di fondamentale importanza rimuovere o mitigare le cause di degrado della qualità degli acquiferi carsici che avviene tramite inquinanti solidi e liquidi; sensibilizzare sull’importanza delle zone carsiche per le attività umane e la biodiversità; promuovere e sostenere progetti multidisciplinari di ricerca sulla qualità e la tutela della risorsa acqua carsica che in Italia contribuisce al fabbisogno di acqua bevibile per circa il 40%. In breve, essere speleologi - detti non a caso i geografi del mondo sotterraneo - non consente solo di vivere avventure entusiasmanti in mondi totalmente avulsi dalla vita quotidiana ma anche di contribuire alla crescita della conoscenza del mondo sotterraneo e di portare un contributo, anche se piccolo, alla sopravvivenza di chi sopra il mondo sotterraneo ci vive. Il nostro amico speleologo, poi, esplora e documenta anche antiche cavità sotterranee artificiali come acquedotti, pozzi e zone di sepoltura, ma di questo parleremo nel prossimo numero. 


La grotta delle anfore, sos sirios. Un viaggio attraverso il tempo

Nei Supramontes, ubicati nella Sardegna centro orientale, esistono numerose grotte utilizzate dalle antiche popolazioni come sepolture o santuari per compiere riti legati a culti di cui possiamo solo ipotizzarne la funzione. Nel Supramonte di Dorgali esistono eccezionali esempi nelle grotte del Bue Marino con le sue incisioni rupestri, la Grotta Cumbida Prantas, la Grotta Sisaia, la Grotta S’Orcu e, ancora, Tuppusone, Corallinu, Sas Fromicas e decine di tante altre, tra cui la Grotta delle Anfore, conosciuta anche come Gotta Porcheri o grotta sos sirios. Raggiungerla è stato come compiere un viaggio nel passato, attraversando antichi insediamenti di caprai con le loro svettanti capanne o camminando sulle antiche carrarecce e mulattiere dei carbonai dell’800. 

Tutto il territorio racconta di un passato dove l’uomo viveva immerso nella natura, celebrandone la sua sacralità. La Grotta delle Anfore, ubicata in un punto difficile da raggiungere e immerso in uno scenario realmente selvaggio, fu trovata casualmente da alcuni carbonai che ne diedero vaghe notizie, ma era conosciuta già dai caprai da tempo immemorabile. Comunque, solamente alla fine degli anni 50 la grotta fu visitata dagli speleologi che vi rinvennero ben novanta anfore al suo interno, risalenti all’età del bronzo, all’epoca romana e fino al medioevo, in seguito in gran parte trafugate o distrutte. Rimane il grande mistero sull’utilizzo di queste anfore, all’apparenza collocate al suo interno per raccogliere l’acqua di stillicidio, ma il loro grande numero fa supporre che vi venissero celebrati anche culti legati alla divinità acqua e alla fertilità, molto diffusi in tutta la Sardegna. Un insolito Santuario degli antenati dei nostri amici sardi.

Foto di Leo Fancello e Mario Mazzoli



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