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venerdì 7 maggio 2021

Mondi sommersi e sotterranei (8): Volare nella storia

VOLARE NELLA STORIA (Mario Mazzoli, A.S.S.O.)


L’archeologo, il geografo, il geologo e altri specialisti spendono molto del loro impegno per procurarsi o realizzare immagini. Foto in proprio, foto aeree, dettagli, ortofoto tramite palloni frenati e filmati presentano caratteristiche proprie dovute al mezzo di ripresa e alla situazione nella quale sono state realizzate e raramente si prestano a più usi. Ecco perché, da quando abbiamo cominciato a proporre l’utilizzo di droni volanti, ben più di dieci anni fa, le esperienze di sono moltiplicate a velocità impressionante. 

L’uso di questi APR (Aeromobili a Pilotaggio Remoto) implica un rischio contenuto e consente molteplici opportunità di impiego professionale. Si parla di impiego professionale perché molti hanno la percezione che sia sufficiente acquistare un bel drone e fare un corso di pilotaggio per diventare un cineasta di grido o un topografo moderno. Un risultato concreto, e fruibile anche dalla comunità tecnica e scientifica, è invece condizionato da un complesso mix di hardware, software e capacità del pilota che va continuamente aggiornamento e bilanciato, spesso in loco, che non si può improvvisare. 

Questi mezzi sono utili per rilievi e monitoraggio del territorio, creazione di modelli tridimensionali, verifiche di edifici e di agglomerati storici, accesso in zone impervie e rilievi con termo camere. Consentono riprese alta risoluzione anche per ispezioni interne agli edifici, visione generale di grandi spazi, spot pubblicitari, documentari ed eventi. Possono volare a vista, oppure essere controllati tramite un visore e/o uno schermo che riportano quanto in quel momento il drone stia “vedendo”. 

Nel caso di distanze elevate o di volo autonomo, appositi software consentono di impostare la rotta o l’area di interesse che il mezzo segue in totale autonomia per tornare al punto di decollo anche nel caso di perdita del segnale. Travagliata, come al solito, è stata la genesi della legislazione in materia che è passata dall’anarchia totale a complicate e costose autorizzazioni. La situazione sembra ora essersi sufficientemente chiarita ma si consiglia di prendere atto delle specifiche normative che riguardano la tipologia di mezzo, la zona di sorvolo, i titoli del pilota, assicurazioni, ecc. oltre all’ovvio rispetto della regola del chi rompe paga. Dicevamo che è con un batter d’ali, o meglio di eliche, che tramite questi apparecchi si ottengono risultati di altissimo livello qualitativo con tempi e costi incomparabili rispetto ad altre opzioni. 

Non ci stancheremo però di ricordare che la piccola astronave è solo uno degli elementi cardine di un processo operativo in cui competenze di carattere tecnico, tecnologico, esperienziale e di software si fondono per l’ottenimento di risultati utilizzabili a diversi livelli e proprio per questo la nostra fortuna è stata quella di incontrare Francesco Marsala, un vero precursore della materia. Certo è, comunque, che quando si vede all’opera una squadra che mette a profitto questi mezzi resta ben poco da capire sul loro potenziale. Tra l’altro ASSO è una delle pochissime organizzazioni che vanta grande esperienza nell’impego di APR anche in aree sotterranee dove le limitazioni tecniche e logistiche presentano, ogni volta, sfide diverse. A prescindere da aspetti tecnici, potrebbe essere di interesse riportare quanto un famoso archeologo ci abbia riferito di aver provato in un viaggio condotto su una famosa area archeologica, alcuni anni fa. Dopo aver avvertito un fruscio proveniente da terra scorgo una sorta di libellula meccanica che si leva in volo dinanzi a noi. Si sostiene nel vuoto grazie a sei pale rotanti su altrettanti motori elettrici inseriti su bracci posti a esagono. Spie, led, motori di ceramica, sistema di stabilizzazione inerziale e un obiettivo che punta verso di noi: una macchina fotografica o una telecamera? Da qui non riesco a capire. Inforco una specie di occhiali da pilota di cacciabombardiere che Francesco Marsala, progettista, costruttore e pilota professionista, mi porge. Mi appare una visione sincronizzata su due microscopici monitor. Un attimo di sbandamento, l’istinto mi porta a girare la testa verso il drone ma non so dove sia; vedo invece ciò che lui sta vedendo. 

Riprendo una posizione stabile e dalle cuffie sento Francesco che mi dice: “come vedi siamo in volo, cosa vuoi riprendere?” Mentre altri due tecnici controllano le operazioni attraverso una stazione di terra penso a cosa proporre, ma in questa prima prova, decide per me Francesco. “Come puoi vedere dai dati di altitudine, sul lato delle immagini, siamo a una quota intorno ai 2 metri. Ora facciamo una rotazione di 360 gradi.” Guardando capisco che il drone sta ruotando su sé stesso; poi si ferma quasi a scrutarci e mi vedo ripreso in video. Gli strumenti danno le coordinate, la direzione bussola, la quota, il livellamento, l’intensità del segnale GPS e diverse altre informazioni ma la mia attenzione si concentra sul video pronto per essere catturato sia dalla memoria del velivolo che dalla workstation di terra. Inizia la navigazione: lo spettacolo lascia senza fiato. E’ difficile capire che ciò che stiamo vedendo è proprio lo stesso posto dove abbiamo lavorato per anni. Si passa da alte quote a riprese ravvicinate; da immagini immobili con il drone fermo in aria a passaggi attraverso archi e porte e corridoi. Voliamo verso una importante via consolare. Dopo una rotazione su un piano orizzontale il mezzo si ferma e nelle immagini appare il grande monumento. Alto circa quaranta metri, trenta di diametro già riprendendolo da pochi metri si presenta come se non lo avessimo mai visto e siamo solo a mezza altezza. Francesco comunica “ora saliamo di quota, voleremo sui 30 metri e potremo riprenderlo nella sua completezza.” 

Si sale, la videocamera lambisce le pareti in travertino del mausoleo che si sfilano, si riducono, più saliamo più si scopre. Filmiamo la merlatura e andiamo ancora più in alto per assicurarci uno spettacolo unico. Non credo a quello che vedo; vorrei puntare io la telecamera o la macchina fotografica e manovrare gli zoom ma non posso perché è solo il pilota che può trasmettere i segnali per le foto o il video mentre, con un mezzo di livello superiore, sarebbe possibile gestire tramite persone diverse le funzioni di pilotaggio e di ripresa. Mi tolgo gli occhiali e sono attratto dalla consolle, dai molteplici controlli di volo, dall’autonomia del velivolo e dalla capacità del pilota ma quello che continua a sorprendermi è la stabilità delle immagini in volo. Chiedo e mi rispondono che la foto-videocamera è stabilizzata sul piano orizzontale con motori elettrici e con un giroscopio di elevata precisione; che l'inclinazione verso il basso, che varia in relazione alle ottiche prescelte, è assicurata da altri motori inerziali; che il corpo macchina è posizionato su una vera e propria micro steadycam e che le fotocamere e le video utilizzabili vanno dalle piccolissime micro color alle video camere super professionali. Tutto molto, molto interessante ma …. a me interessano le applicazioni. Andare a frugare e a documentare quell’angolo del monumento al quale non sono mai riuscito ad arrivare. Verificare a costi contenuti quelle alte lesioni. Realizzare un modello 3d ad alta precisione, avere finalmente un filmato promozionale per questa splendida area archeologica che è fuori dai circuiti turistici tradizionali. Non mi serve altro né altri particolari tecnici, in pochi minuti ho già capito e le decine di applicazioni e aree di intervento si accavallano nella mia testa.



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