La rivista "L'Archeologo Subacqueo" ha già ospitato varie riflessioni critiche sulla gestione italiana del patrimonio archeologico subacqueo e sui comportamenti degli attori che su di esso agiscono. Stavolta proviamo a ricostruire quanto in particolare è avvenuto nella politica dell’archeologia subacquea nel periodo che è iniziato con la scoperta dei Bronzi, l’evento che ha costituito un discrimine per l’archeologia subacquea in Italia.
Questa non è dunque una rassegna delle ricerche, che richiederebbe uno spazio molto più ampio; è una carrellata di fatti, di personaggi e di riflessioni. Per la quale prendiamo appunto le mosse dal ‘compleanno’ dei Bronzi di (rectius: da 1) Riace, che hanno compiuto nell’anno appena trascorso i cinquanta; per quanto riguarda noi, ovviamente, essendo essi per il mondo contemporaneo ‘nati’ nel 1972. I compleanni sono belle ricorrenze, ricordano che il festeggiato c’è, esiste: ciò rende il ‘bilancio Bronzi’ positivo, poiché essi, frutto - non va dimenticato - di un rinvenimento casuale, ci sono, per la percezione mondiale dell’Italia, per la scienza, per la Cultura, per l’Umanità ecc.; i Bronzi hanno rivelato, se ce ne fosse stato bisogno, le potenzialità della porzione litoranea e sommersa del territorio.
I compleanni costringono però a considerazioni sul tempo che passa e sui suoi effetti; assumiamo qui la commemorazione come punto di passaggio convenzionale, per ripercorrere questi cinque decenni: a futura memoria, ma anche tentando di scorgere segni di possibili scenari futuri per l’archeologia subacquea in Italia.
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