Si concludono il 30 settembre le ricerche archeologiche subacquee nell’insenatura di Torre Santa Sabina - Baia dei Camerini (Comune di Carovigno, Brindisi), condotte su concessione di scavo del Ministero dei Beni e della Attività Culturali e del Turismo al Dipartimento di Beni Culturali UniSalento, per il tramite della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi Lecce e Taranto.
I risultati
saranno presentati il 30 settembre, alle ore 18.30, a Carovigno, nella
bella cornice del Castello Dentice di Frasso.
La campagna 2020 ha rappresentato la prima fase dell’intervento-pilota sul sito archeologico di Torre S. Sabina nell’ambito del progetto Interreg Italia-Croatia UnderwaterMuse, che punta a valorizzare e rendere accessibile l’ingente patrimonio sommerso delle aree coinvolte attraverso la creazione di parchi archeologi sommersi e l’uso narrativo e comunicativo della realtà virtuale. La Regione Puglia - Dipartimento Turismo Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio, partner del progetto UnderwaterMuse, ha coinvolto gli atenei regionali grazie a una convenzione, avviando queste ricerche finalizzate alla valorizzazione.
La proficua
sinergia tra i vari attori coinvolti – SABAP, Regione Puglia, le Università del
Salento, Foggia e Bari, il Politecnico di Torino, il Comune di Carovigno, il
Consorzio Albergatori, l’Associazione A.S.S.O., la ditta Angelo Colucci – e il
supporto del territorio e della comunità hanno permesso il raggiungimento degli
obiettivi di questa campagna preliminare al più ampio e articolato intervento
del prossimo anno.
Grazie alla
collaborazione con il Politecnico di Torino, tutto il tratto di costa è stato
mappato con voli da drone, in modo da ricostruire il paesaggio costiero nelle
varie fasi, a partire dall’età del Bronzo. La costa è infatti punteggiata da
una sorprendente quantità di tracce, anche semisommerse e sommerse: buchi di
palo, solchi, escavazioni, canali, cave che descrivono l’avanzata del mare e la
scomparsa o le profonde modificazioni di terre prima emerse, che hanno
condizionato la vita delle comunità.
È stato
condotto un intervento mirato sul relitto romano di età imperiale, spiaggiato e
abbandonato presso la riva antica, oggi sommersa per effetto dell’innalzamento
relativo del livello del mare. Lo stato di conservazione, garantito dall’efficace
copertura di sacchetti di sabbia e lastroni di cemento realizzata dalla
Soprintendenza nel 1998, ha rivelato anche nella parte messa in luce, quella di
poppa, la presenza di elementi dell’opera morta, cioè della parte alta del
relitto, come le tavole del ponte e i bagli su cui poggiavano e, forse, anche
strutture del boccaporto e una conduttura di bordo.
L’intervento
ha inoltre consentito di mettere a punto la strategia di rilevamento
fotogrammetrico – veloce e puntuale – che l’anno prossimo riguarderà tutta la
nave e restituirà il modello 3D dell’imbarcazione, per permettere anche ai non
subacquei un’immersione “virtuale” con visori e altre tecnologie innovative.
Un altro obiettivo era accertare la
presenza dei resti della nave della Serenissima, la Galea Magna partita da Candia
(Creta) che fece naufragio all’ingresso della baia il 1 gennaio del 1598, dopo
aver tentato inutilmente di cercarvi rifugio. Il recupero di dotazioni di bordo
ha confermato l’avvincente identificazione suggerita dalla ricca documentazione
degli archivi veneziani.
Un altro importante focus era
rappresentato dalla stratigrafia di carichi esito dei vari episodi di
naufragio, accumulatisi ai piedi della scogliera occidentale. In questo caso il
saggio ha verificato l’estensione di questo ricco giacimento, che ha restituito
nel corso delle varie campagne mercanzie di una nave greca arcaica (fine VI –
inizi V sec. a.C.), di un carico romano che trasportava olio e vino del Salento
insieme a raffinate ceramiche d’importazione (fine del II sec. a.C.), e di un
altro carico della tarda antichità proveniente dal Mediterraneo orientale (V-VI
sec. d.C.). È certo ormai che la sovrapposizione di questi carichi si estende
fino all’imboccatura della baia, dove più imbarcazioni si sono sfracellate
sulle insidiose scogliere affioranti...
La campagna ha dato quindi i risultati attesi e ha aperto scenari più ampi per ridisegnare rotte, contatti e popolamento antico di questi paesaggi di mare.
È possibile
seguire tutte le notizie, le informazioni e gli aggiornamenti attraverso le
pagine ufficiali del Progetto UnderwaterMuse, della Regione Puglia e dell’insegnamento di Archeologia Subacquea
dell’Università del Salento.
Rita Auriemma
Dipartimento Beni Culturali - Università del Salento
v. D. Birago 64 - 73100 Lecce
cell.: +39 348 0613439; e-mail: rita.auriemma@unisalento.it
Segreteria scientifico-organizzativa
dr. ssa Antonella Antonazzo
cell. +39 347 6546787;
e-mail: antonella.antonazzo@libero.it
UnderwaterMuse
www.italy-croatia.eu/web/underwatermuse
Archeologia Subacquea – Università del Salento
www.unisalento.it/scheda-utente/-/people/rita.auriemma/didattica/1182442019/scheda
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