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Tracce della terribile pandemia
che alla metà del terzo secolo
sconvolse l'impero romano
sono state individuate
per la prima volta
dalla Missione archeologica
italiana a Luxor nel
complesso funerario
di Harwa e Akhimenru
utilizzato come luogo
per lo smaltimento
dei cadaveri del contagio.
SONO PASSATIQUASI VENT'ANNI
da quando la Missione archeologica
italiana a Luxor ha dato inizio
alle sue ricerche nel complesso
funerario di Harwa (TI* 37) e
Akhimenru (TI 404). In questo
lasso di tempo le tecniche di scavo si sono
ulteriormente affinate, mentre l'utilizzo di
sistemi informatici e web si è fatto sempre
più significativo. Questo continuo sviluppo
tecnologico e l'attenzione anche alle minime
tracce di presenza umana hanno consentito
di andare oltre lo studio del mero monumento
e di fare luce su importanti eventi che
hanno riguardato la necropoli tebana * a partire
dalla prima metà del VII sec. a.C. quando
Harwa decise di scavare il suo imponente
cenotafio nella piana dell'Assasif". Una delle
più importanti fasi di frequentazione finora
documentate dagli scavi è quella databile al
III sec. d.C., che ha restituito tracce della cosiddetta
Epidemia di Cipriano (vedi scheda).
Per ricostruire questa situazione storica -
nell' ambito della quale il complesso funerario
di Harwa e Akhimenru fu utilizzato come
luogo per lo smaltimento dei cadaveri delle
vittime del contagio - sono occorsi quindici
anni di scavi in varie parti del monumento.... CONTINUA A LEGGERE L'ARTICOLO
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