È stata nominata con il termine etrusco Hinthial, che significa ‘anima’, ‘sacro’, la stupenda statuetta di offerente rinvenuta a Torraccia di Chiusi, nella tipica forma allungata degli ex voto dell’epoca, capace, per dimensioni e accuratezza di esecuzione, di oscurare la fama, a sua volta celeberrima, dell’Ombra della sera di Volterra (come la definì Gabriele D’Annunzio, che nel guardarla gli aveva fatto venire in mente le lunghe ombre del tramonto).
Paragoni a parte, è assolutamente da non perdere l’ultimo inaspettato “regalo” del popolo etrusco, ammirabile fino al 31 maggio 2020 presso il Museo archeologico di San Gimignano.“Hinthial. L’Ombra di San Gimignano.
L’Offerente e i reperti rituali etruschi e romani”: il titolo dell’esposizione che svela per la prima volta l’eccezionale bronzetto votivo tornato in luce nel sito di una panoramica altura non lontano dalla città “dalle belle torri”, da cui si domina sul paesaggio di mezza Toscana.
“Thalassa non è solo una mostra sul Mediterraneo antico ma è, soprattutto, un esempio di metodo. Al centro del nostro lavoro ci sono la ricerca scientifica, il sostegno tra enti statali e territoriali, l’apporto delle Università, le professionalità dei giovani archeologi, le azioni innovative di aziende tecnologiche private.
Le costellazioni del cosmo celeste dell’Atlante Farnese, simbolo della mostra, non sono dunque solo un riferimento alle rotte nel mondo antico ma, per noi, equivalgono ad una guida verso un nuovo corso. Nelle molte sezioni troverete temi legati al Mediterraneo antico, nelle quali dialogano reperti archeologici riemersi dalle acque, tecnologia, ricostruzioni: dai tesori al commercio, dal mito all’economia, dalla vita di bordo alle ville d’otium fino ai rinvenimenti nelle acque profonde il visitatore potrà avere un quadro aggiornato dello stato dell’arte dell’archeologia subacquea del Meridione. Vi saranno naturalmente anche le nuove scoperte provenienti dall’area portuale di Neapolis. Thalassa disegna, nel complesso, rotte culturali tra tanti siti campani, del Meridione e di altri paesi mediterranei. Si tratta di una connessione storica che però deve rafforzare l’idea che il Mare Nostrum sia un ponte e non una separazione. In questo senso vanno intese anche le mostre collaterali, che ci parlano di migranti napoletani e Ischitani fra fine Ottocento e primi del Novecento” (Paolo Giulierini, Direttore del MANN)
Molteplici, dunque, i filoni tematici che saranno approfonditi dalla mostra “Thalassa”: se un focus ad hoc sarà dedicato all’archeologia subacquea, dagli albori degli studi negli anni Cinquanta del Novecento (tra i primi ritrovamenti, le statue del porto di Baia, le migliaia di lucerne dal porto di Pozzuoli, l’elmo dal relitto di Albenga) alla sperimentazione tecnologica del terzo millennio (grazie a robot e strumentazioni raffinate, è possibile oggi conoscere la ricchezza degli abissi del Tirreno), l’esposizione si connoterà come una vera e propria enciclopedia, per immagini, della vita e della cultura antica dedicata al mare.
Indispensabile, per delineare questa summa di significati, l’analisi dei carichi delle imbarcazioni che sono affondate in epoca antica: in “Thalassa”, sarà possibile ammirare raffinati gioielli in oro, pregiate coppe di vetro, parti di statue bronzee ed oggetti della vita di bordo del relitto di Antykithera, così come .... CONTINUA A LEGGERE SUL SITO DEL MANN